Eccoci all'ultimo dei sette chakra, Sahasrara, il chakra della corona.
Parliamo di coscienza, la nostra meta finale. Che cosa vi ha fatto scegliere di seguire questo approfondimento, di leggere un libro, di scegliere un compagno o una compagna? Che cosa in fondo vi muove nei passi che effettuate ogni giorno?
Non sono i nostri pensieri, perchè quelli sono creati dalla nostra coscienza.
Quando diventiamo consapevoli della nostra coscienza si avvera un vero e proprio miracolo. Se, utilizzando un detto più volte ripetuto, rimaniamo sulle rive di un fiume a veder l'acqua scorrere, possiamo vederlo, certo ma tanto più ci. avviciniamo ad esso tanto più ci cadiamo dentro. Se cadiamo nel fiume passiamo dall'osservazione all'esperienza. Quest'esperienza non può essere spiegata con parole semplici, bisogna viverla.
Finiamo per identificarci con il fiume stesso, con la forza che ci trasporta lungo il nostro percorso. Diventare un tutt'uno con il fiume ci permettere di vivere a pieno quell'esperienza, la vita. Possiamo apprendere a livello teorico cosa significa nuotare ma fintanto che con siamo immersi nell'acqua e nuotiamo non potremo renderci conto di come si fa e nemmeno a quel punto restar fermi altrimenti affogheremo.
L'importante è quindi divenire un tutt'uno con la vita stessa.
Dobbiamo essere capaci, a questo livello, di divenire testimoni. Senza giudizio, accorgendoci delle emozioni che cambiano e della vita che diviene, senza essere fregati dai pensieri, diventando consapevoli testimoni.
Dobbiamo quindi divenire capaci di trarre un senso dalla vita stessa. Ed ecco che può sorgere il demone del settimo chakra, le convinzioni. Le convinzioni ci portano necessariamente ad un'interpretazione che potrebbe essere errata.
Per esempio l'interpretazione ottimista o pessimista può portare a comportarsi in maniera differente di fronte ai fatti della vita. La capacità maggiore è quella di affrontare le cose senza convinzione che le cose debbano capitare in un certo modo. Perchè le convinzioni generano la nostra realtà.
Significa quindi lavorare su se stessi, senza fare il miscredente, come se fossimo parte del divino, come se fossimo il divino. Riconoscendo il divino che è in noi. Se possiamo arrivare a cogliere il divino che è in noi, possiamo concepire la grazia di ogni singolo momento della vita e dargli le opportune attenzioni.
Anche in questo caso esistono traumi e violenze che non possono che remar contro a questa possibilità:
-Negare le informazioni
-Violenza spirituale
Necessitiamo quindi a questo livello di sviluppare una spiritualità personale salda e sostanziale.
In caso di carenze spesso si sviluppano comportamenti come: so tutto io. oppure l'incapacità di imparare o ancora l'impossibilità di vedere al dilà dei nostri limiti perchè ce li poniamo come insormontabili.
In caso di eccesso invece potremmo finire per non vivere il mondo che ci circonda prendendo distanze da esso e sviluppando eccessivamente l'intelletto o una dipendenza spirituale.
Fabrizio
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