Una citazione attribuita a Murakami recita: “Conoscere la verità regala all’uomo la giusta forza. Qualunque sia la verità.”
Si chiama consapevolezza. Ed è un percorso difficile quanto produttivo.
Diventa possibile quando una persona riesce a sintonizzarsi sul proprio io più interiore, sulle proprie paure, sui propri confini ed i propri bisogni.
Esistono tante strade per raggiungere tale obiettivo. Nessuna in realtà è facile.
Spesso i passaggi sono stretti, ruvidi. Le superfici del proprio animo non sono mai lisci e splendenti. Ci si graffia, ci si infilza con acute emozioni. A volte facendosi male, si piange.
Si rotola sui propri limiti, si cade sui propri dubbi.
Non è mai un problema cadere. Il miglior guerriero non è certo colui che non cade. Diventa fondamentale imparare a rialzarsi. Saperlo fare zoppicando. Trascinarsi allo spasmo.
Forza, rialzati. Scopriti, ferisciti. Piangi se necessario. Urla e graffia l'esistenza. Sarai una persona nuova. Ti scoprirai più fragile ed esploderai in mille pezzi: contali e rimettili insieme.
Lasciati indietro ciò che è superfluo, l'amore: quello necessario, portatelo dietro. Quello è leggero.
Di tutti questi percorsi alcuni passano per le pratiche fisiche, altre sono più meditativi. Io ne conosco alcuni e ti sembrerà strano sentirli chiamare così, soprattutto se non hai mai affrontato un sentiero come quello di cui parlavo: si chiamano massaggi.
Hanno nomi esotici, come il lomi lomi, o evocativi come il bioemozionale. Richiamano terre lontane, come l'ayurvedico, o pratiche mistiche come il massaggio sensibile.
Li accomuna un minimo comune denominatore: si chiama consapevolezza.
Ti fidi? Si comincia spogliandosi per rendersi conto di non essere nudi.
Fabrizio